Il mercato discografico in Italia è ancora in crescita: lo confermano i dati diffusi in questi giorni da FIMI, relativi al consumo di musica nel 2016.
Il segmento trascinante è senza dubbio lo streaming, con una crescita del 30%: in particolare aumentano i ricavi degli abbonamenti, il cui incremento rispetto al 2015 è del 40%. Lo streaming video registra invece una crescita del 4% mentre i ricavi dall’ad-supported audio salgono del 30%. “La forte differenza tra i ricavi da video streaming e audio, lascia ancora emergere il tema del value gap con piattaforme come YouTube, sulla quale vengono realizzati miliardi di stream (la piattaforma di video sharing è utilizzata per ascoltare musica dall’89% degli italiani – fonte Ispsos Connect 2016,) ma che genera pochissimi centesimi per gli aventi diritto a causa di un baco normativo comunitario” ha dichiarato Enzo Mazza, CEO di FIMI. “Se l’Europa attribuisse una connotazione giuridica univoca per piattaforme come Spotify, Deezer o Youtube i ricavi generati dal video sharing potrebbero anche raddoppiare” ha concluso Mazza.
Mentre calano cd e download (rispettivamente -8 e -24%), si registra un boom del vinile, con una crescita del 56% e un ricavo pari a 10 milioni.
Fonte: FIMI