Lo scorso 9 novembre 2012, con l’approvazione del nuovo statuto della S.I.A.E. – che trovate sul sito dell’ente – da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, si è concretizzato un cambiamento veramente significativo e, a parere di chi scrive, di certo non in meglio.
Lo Statuto è stato elaborato dal Commissario straordinario allo scopo di instaurare «una dialettica interna più equilibrata, anche attraverso l’adozione delle modifiche statutarie idonee ad assicurare una effettiva rappresentatività in seno agli organi sociali della S.I.A.E. ai titolari dei diritti in rapporto ai relativi contributi economici» (art. 1, co. 2, D.P.R. 09/03/2011). Si segnala che delle indicazioni fornite dal Comitato per la revisione dello Statuto e dei regolamenti, composto da 11 autori e 11 editori, che ha operato ininterrottamente per 3 anni, con oltre 40 riunioni, e al quale ha preso parte anche chi scrive, nulla è stato raccolto né tenuto in considerazione.
In breve, vi segnaliamo le principali novità in esso contenute:
In merito ai meccanismi di rappresentanza e di voto:
1) La S.I.A.E. era sinora costituita dei seguenti organi sociali:
a. l’Assemblea (il “parlamento” della S.I.A.E.) di 64 membri (metà autori e metà editori, eletti tramite voto ai seggi presenti in ogni provincia), che viene ora sostituita da un Consiglio di Sorveglianza, al quale possono essere eletti anche non iscritti a S.I.A.E.. Le elezioni si terranno solo all’unico seggio di Roma, in un’assemblea plenaria, dove gli iscritti andranno a votare di persona, portando con se al massimo 10 deleghe di altri iscritti. Il meccanismo di voto prevede per ciascun iscritto un voto, più un voto per ogni euro percepito da S.I.A.E. nell’anno precedente. Ciascun iscritto vota solo per la categoria di appartenenza. Mentre in precedenza ciascuno eleggeva i propri rappresentanti in base alla propria fascia di reddito (ovvero gli autori che guadagnavano meno di 15.000 euro l’anno potevano eleggere 6 rappresentanti nell’ambito di tale categoria) e il peso economico di ciascuna fascia di reddito veniva bilanciato dal numero di iscritti per tale fascia (così che i c.d. “piccoli” ma tantissimi autori avevano in seno all’Assemblea lo stesso numero di seggi dei pochi “grandi” autori) ora chi più guadagna più ha peso elettorale, come se fosse l’Assemblea di una s.p.a.;
b. il Consiglio di Amministrazione (il “governo” della S.I.A.E.), composto da 8 membri, 5 designati dall’Assemblea (autori ed editori, quindi) e 3 nominati dal Governo, che viene ora sostituito dal Consiglio di Gestione, composto da 5 membri eletti dal Consiglio di Sorveglianza, che possono essere anche non iscritti e devono scelti tra esperti in discipline giuridiche, economiche, aziendalistiche o diritto d’autore;
c. un Presidente, designato dall’Assemblea (il “Presidente della Repubblica” della S.I.A.E.), cui prende ora posto il Presidente del Consiglio di Gestione.
2) Non è stata accolta la richiesta degli autori di avere, in seno agli organi sociali, una rappresentanza minima di 2/3 dei seggi disponibili, come avviene negli altri Paesi dell’Europa continentale. Questa richiesta era stata fatta perché spesso gli editori sono più portati a considerare gli aspetti meramente economici e non anche gli interessi morali, culturali e di categoria degli autori. In proposito si ricorda che la S.I.A.E. è l’unica società in Europa tra i Paesi che si basano sulla disciplina del “diritto d’autore” dove autori ed editori hanno la stessa rappresentanza, insieme a UK e Irlanda, Paesi che però si basano sulla disciplina del copyright, più orientata ai soli aspetti patrimoniali della tutela.
3) Si ricorda che la S.I.A.E. ha la caratteristica di essere una società “multibranca”, ovvero di non gestire solamente i proventi degli autori e degli editori della musica, ma anche di altre tipologie di opere dell’ingegno. Mentre sino ad ora l’Assemblea della S.I.A.E. era costituita per un 50% (32 membri) di rappresentanti della Sezione Musica e per l’altra metà dei rappresentanti delle altre Sezioni (DOR, Cinema, Lirica, OLAF), per garantire una equa rappresentanza a tutte le componenti culturali del Paese coerentemente con la natura pubblica dell’ente, i rappresentanti della Sezione Musica possono ora avere nel Consiglio di Sorveglianza più del 50% dei seggi: potrebbero quindi modificare regole di funzionamento dell’ente e lo stesso Statuto senza dovere avere il consenso dei rappresentanti delle altre Sezioni. Si è quindi dato spazio al fatto che gli iscritti alla Sezione Musica, da soli, contribuiscono al mantenimento delle spese della S.I.A.E. oltre l’80% dei proventi da diritto d’autore.
In merito alla funzione culturale e di difesa della categoria della S.I.A.E.:
4) L’attività di promozione culturale (quali iniziative volte a diffondere la cultura del diritto di autore, tese a favorire l’incremento, la diffusione e la valorizzazione del patrimonio culturale ed artistico oggetto di tutela da parte della Società, o la tutela dei diritti morali d’autore a carattere generale, come era stato proposto dagli autori in seno al Comitato per la revisione dello Statuto e dei Regolamenti, che ha operato dal 2007 al 2010), non ha alcun riferimento in Statuto. Unico riferimento rimane l’«erogazione di finanziamenti, borse di studio e altri benefici, anche non associati, al fine di promuovere meritevoli iniziative per le Sezioni». In ogni caso, l’attività di finanziamento di cui sopra è limitata complessivamente al 5% dell’avanzo di gestione annuale. È lasciato al Consiglio di Gestione decidere, ogni anno, se e quanto finanziare.
5) L’attività solidaristica viene ridotta ad una attività di mera beneficenza e assistenza sociale per coloro che si trovino in situazione svantaggiata. Così il Fondo di Solidarietà, creato per dare un “contributo di fine carriera” a tutti gli autori, che com’è noto non hanno alcuna forma di previdenza, scompare. La dotazione del nuovo fondo viene comunque limitata, anche in questo caso, al 5% dell’avanzo di gestione annuale. È lasciato al Consiglio di Gestione decidere, ogni anno, se e quanto finanziare.
Guardando questa nuova impostazione, che pare sposare le tesi di chi ritiene che la S.I.A.E. debba essere un mero collettore di denaro, gestito dai rappresentanti (anche non autori ed editori) di chi più guadagna, dove l’attività a sostegno della categoria degli autori è lasciata a una sorta di elargizione “extra” solo quando le cose “vanno bene e senza troppo esagerare”, viene da chiedersi se tale impostazione sia ancora coerente con la natura pubblica dell’ente.
Agli autori non rimane che fare dei pullman per andare a votare compatti a Roma con tante deleghe, perché diversamente, dovranno sperare che i “ricchi” abbiano a cuore gli interessi di tutti. Prossimamente vi spiegheremo come.
Questo articolo appare in differente forma nel numero di gennaio 2013 della rivista Chitarre