Il seguente articolo è stato precedentemente pubblicato nella rubrica “Note Legali risponde” tenuta sul sito Plindo, in forma di domande specifiche degli utenti e nostre risposte. Lo ripubblichiamo qui integralmente, trovando questa forma utile per aiutare la comprensione dei nostri lettori.
Dai vostri articoli mi sembra di capire che il sistema SIAE sia molto complesso. Tuttavia ritengo che convenga iscriversi alla SIAE solo se si ha una diffusione della propria musica in tv o radio mainstream. Altrimenti, quali sono i vantaggi di una piccola band indipendente come la mia a essere iscritto alla SIAE?
Anzitutto, i vantaggi di essere iscritti a una società di gestione come la SIAE sono molteplici: 1) viene effettuata una raccolta dei dovuti proventi, a livello mondiale (provate a farlo da soli…); 2) fornisce prova con data certa delle opere depositate (utile per eventuali controversie di plagio – esistono altri sistemi di prova, ma con incertezze o spese varie), posto che comunque si può ottenere la medesima prova anche in altri modi; 3) su segnalazione, la SIAE si deve attivare verso chi non versa i dovuti proventi (se voleste far da soli, dovreste assumere un legale con spese rilevanti).
Detto ciò, se parliamo strettamente di proventi da diritto d’autore, dobbiamo precisare che per tutte le utilizzazioni oggetto del suo mandato la SIAE li incassa sempre presso gli utilizzatori (i casi di totale gratuità sono limitatissimi, per legge). C’è da chiedersi, invece, se agli autori arrivino precisamente i proventi incassati per ogni uso dei loro brani oppure no: la risposta dipende dal tipo di ripartizione (cioè dal criterio di distribuzione dei compensi incassati agli autori) adottato con ordinanza annuale dalla SIAE. Se, infatti, il criterio è analitico, si distribuiscono i proventi proprio agli autori dei pezzi sfruttati. Altrimenti, il criterio sarà non analitico, con distribuzione del’incassato in proporzione a quanto spettante, in analitico, da altri sfruttamenti (è ovvio che se ne avvantaggi prevalentemente la minoranza degli autori più noti ed eseguiti) o secondo altri criteri (ad es. a campione).
Oggi sono ripartiti in analitico soprattutto i proventi per: i concerti (da non confondere con gli “intrattenimenti musicali”, noti in passato come “concertini”, nei casi in cui la musica sia semplice complemento e non attività principale, vedi il live al pub, con una ripartizione a campione); passaggi radiotelevisivi in emittenti nazionali, oltre a una serie di pay-tv come Sky; stampa di cd, dvd o altri supporti; tutti gli sfruttamenti in Internet (dalle webradio alle musiche di sottofondo, dagli streaming ai downloading, sia audio che video). Tutto sommato, le utilizzazioni che fanno maturare proventi analitici (quindi sicuri) non mancano e, in mancanza di iscrizione della SIAE, svanirebbero di fatto del tutto.
In definitiva: se ‘da grandi’ si vuole fare gli autori professionisti, giocoforza l’iscrizione in SIAE è necessaria, imparando da subito a relazionarsi con la stessa, acquisendo e familiarizzando con le conoscenze necessarie per la propria carriera, oltre ad ottenere i servizi visti sopra.
Se invece non si ragiona in tali termini, l’iscrizione in SIAE si può giustificare economicamente solo se il proprio repertorio, annualmente, genera (attraverso la stampa di supporti, i concerti dal vivo, utilizzi sul web, ecc.) proventi pari almeno alla quota associativa.
Concludiamo ricordando che si può fruire dei servizi SIAE come associati ma anche come semplici mandanti (vedi qui), versando una minor quota annuale. I mandanti, rispetto agli associati, non godono dei diritti di elettorato attivo e passivo (cioè di votare e farsi votare in caso alle elezioni assembleari della SIAE), mentre possono esercitare al pari degli associati tutti gli altri loro diritti.