L’intelligenza artificiale (abbreviata “AI”) è ormai il nuovo strumento del mestiere in molti studi di registrazione e per molti compositori. Che la si usi per abbozzare una melodia o avere nuovi spunti compositivi, pulire una traccia vocale o velocizzare un mix, si è parte di una rivoluzione inarrestabile. Proprio per governare questo cambiamento, il legislatore italiano è intervenuto con una nuova legge italiana sull’AI (legge 23 settembre 2025, n. 132) che introduce nuove regole per chiunque svolga una professione intellettuale mediante contratto d’opera (non necessariamente scritto) – inclusi musicisti, compositori e produttori, per esempio. Gli obblighi di cui parleremo sono entrati in vigore dal 10 ottobre 2025, quindi è meglio prepararsi a quanto si dovrà fare e sapere.
A premessa, chiariamo subito che la normativa italiana integra e non sostituisce il precedente Regolamento europeo sull’AI, n. 2024/1689, e che abbiamo già considerato altrove, quanto a risvolti rilevanti per la musica. Però sui punti che andiamo a illustrare la norma italiana introduce, per il nostro Paese, alcune restrizioni e limiti, più chiari e precisi di quelli europei.
Le novità principali che si devono conoscere sono due e impattano direttamente sul modo di lavorare: 1) l’obbligo di trasparenza verso i clienti/committenti e 2) il limite all’uso dell’AI come mero strumento di supporto.
Vediamo cosa significa, punto per punto:
1) Obbligo di trasparenza: il cliente deve sapere
La prima regola chiave e anche la più impattante, è l’obbligo di informare i propri committenti (siamo nell’ambito dei contratti d’opera). L’articolo 13 della nuova legge impone ai professionisti di comunicare previamente al proprio cliente, in modo “chiaro, semplice ed esaustivo”, quali sistemi di intelligenza artificiale vengono utilizzati nel processo lavorativo, e come.
Questo obbligo nasce per tutelare il rapporto di fiducia. Il cliente (per esempio un’etichetta, un regista, un brand, un editore musicale) ha il diritto di sapere se una parte del lavoro che sta pagando è stata generata o assistita da un sistema AI. Ricordate: la responsabilità finale della prestazione, inclusi eventuali errori o violazioni di copyright, resta comunque della persona fisica professionista, non della macchina che è stata usata, in quanto mero strumento.
2) L’AI è il tuo assistente, non l’artista/autore
Un principio fondamentale della nuova norma è che l’intelligenza artificiale può essere usata solo per attività “strumentali e di supporto” di prestazione intellettuale. Questo significa che il cuore della prestazione, cioè la creatività e l’ingegno, deve rimanere prevalentemente umano.
Cosa significa in pratica? Puoi tranquillamente usare un’AI per generare una linea di basso di prova, per trovare ispirazione armonica o per pulire il rumore di fondo da una registrazione.
Qual è il limite? Non puoi delegare interamente alla macchina la composizione di un brano e presentarlo come tuo.
Questa regola serve a proteggere il valore della creatività umana, il pilastro del diritto d’autore. Un’opera musicale è tutelabile solo se è il “risultato del lavoro intellettuale dell’autore”, anche se creato con l’aiuto di un’AI. In parole povere: premere un tasto non basta per essere considerati “autori”.
Guida pratica: consigli per lavorare sereni con l’AI (e nel rispetto della legge)
Come adeguarsi a queste nuove disposizioni senza complicarsi la vita? Ecco quattro suggerimenti pratici, come detto passibili di future revisioni e aggiornamenti:
- Informa i tuoi committenti/clienti: senza panico, non serve diventare avvocati. All’inizio di un progetto, basta comunicare con onestà. Per ragioni probatorie, meglio informare previamente e per iscritto (in un contratto o al limite in una e-mail), segnalando i tipi di software AI utilizzati, per cosa e magari in che misura utilizzati per l’incarico. Ovviamente, deve essere chiaro come la direzione artistica e le scelte finali restano del professionista. Questa semplice accortezza dovrebbe bastare a metterci in regola e rafforzare la fiducia.
- Tieni traccia del tuo processo creativo: in caso di dubbi o contestazioni, è fondamentale poter dimostrare il proprio apporto creativo. Prendi l’abitudine di conservare le diverse versioni di un brano, le bozze, gli appunti e i file di progetto. Questo “diario di lavorazione” mostra chiaramente come hai guidato, modificato e finalizzato il lavoro, provando che l’AI è stata solo un assistente sotto la tua direzione.
- Verifica sempre l’output dell’AI: i sistemi di AI generativa sono addestrati su enormi librerie di dati, ben possono includere musica protetta da copyright. C’è un rischio concreto che l’output contenga (involontariamente) melodie o frammenti troppo simili a brani esistenti, sia lato compositivo che fonografico. La responsabilità di un eventuale plagio è sempre e solo della persona fisica. Ascolta sempre con orecchio critico il risultato e modificalo per renderlo davvero originale e personale.
- Valorizza il tuo ruolo come artista/autore: pensa all’AI come a un potentissimo plugin o a un nuovo sintetizzatore, è uno strumento che può velocizzare il lavoro e stimolare la creatività, però non può sostituire il tuo gusto, la tua esperienza e la tua visione. Il vero valore che si offre ai clienti è il proprio talento unico, non la capacità di usare un software.
In conclusione, la nuova legge non vieta l’uso dell’intelligenza artificiale, la vuole inquadrare come un potente assistente al servizio della creatività umana. Per gli operatori musicali, si tratta di adottare un approccio più consapevole e trasparente, valorizzando il proprio insostituibile talento e proteggendo al contempo i propri clienti. Restando sintonizzati sulle novità, dato che la norma è piuttosto vaga e potranno arrivare migliori chiarimenti in futuro su una più chiara applicazione. Intanto il settore musicale dovrà tenerne conto, come qualsiasi altro professionista.








