L’autore musicale italiano che sia iscritto alla SIAE – Sezione Musica, gode degli accordi di reciprocità stipulati dalla SIAE con società di gestione collettiva dei diritti d’autore (cd. collecting societies) straniere (c.d. “consorelle”), così da permettere che i proventi maturati da utilizzazioni di opere di autori italiani o iscritti alla SIAE in quei Paesi arrivino, tramite la SIAE, a chi spettano.
Attualmente la SIAE ha stipulato accordi con società consorelle in gran parte dei Paesi del mondo, garantendo ai propri iscritti (e ovviamente anche a quelli delle società consorelle in Italia, in virtù della reciprocità) una copertura ad ampio raggio delle utilizzazioni e della raccolta dei proventi da diritto d’autore. Tuttavia è approssimativo pensare che le società di gestione collettiva di tutti i Paesi esteri si comportino come la SIAE, coprendo le medesime e tutte utilizzazioni come in Italia. Un Paese dalle amplissime utilizzazioni di opere musicali come gli Stati Uniti d’America (da qui in avanti “USA”), ad esempio, presenta un quadro assai difforme e complesso, che è bene analizzare per capirne esattamente le conseguenze.
Prima di procedere ricordiamo comunque che gli iscritti SIAE possono, in virtù del nuovo Regolamento SIAE, presentare apposita domanda e chiedere di escludere alcuni territori e/o diritti dal mandato di gestione collettiva, magari affidandoli a società straniere di gestione dei diritti. Ad es. si potrebbe chiedere di limitare il mandato per le pubbliche utilizzazioni, escludendo gli USA dai territori coperti dalla SIAE, così che l’autore possa iscriversi autonomamente presso una società americana. Tuttavia tale domanda andrà presentata entro il 30 settembre dell’anno in corso e avrà effetto solamente dal 1 gennaio dell’anno successivo a quello della richiesta.
L’iscrizione diretta a società di gestione collettiva estere va ben ponderata, considerando i requisiti di iscrizione e i regolamenti delle società, avendo una buona comprensione della lingua del Paese e valutando sia i costi d’iscrizione alla società che quelli addebitati per farsi liquidare i proventi maturati. Naturalmente un autore non associato alla SIAE, per poter raccogliere i proventi all’estero, dovrà farlo personalmente o iscriversi direttamente alle società di gestione collettiva del Paese ove avviene l’utilizzazione.
Le differenze con gli USA partono da un quadro generale dell’attività della SIAE in Italia rispetto alle opere dei propri iscritti. Gli autori musicali iscritti alla relativa sezione SIAE in sintesi:
1) attraverso il deposito con mod. 112, possono contare su una forma di tutela rispetto alla paternità delle proprie opere, giacchè il deposito del brano in SIAE fornisce una prova di tempo non assoluta ma valevole fino a prova contraria spendibile in giudizio;
2) con il medesimo modello comunicano alla SIAE i criteri di riparto per proventi derivanti da:
a. diritti di riproduzione fonomeccanica: pagati al momento della registrazione, destinata alla pubblicazione, di supporti musicali (come ad es. i CD) contenenti le opere;
b. diritti da pubbliche esecuzioni: pagati relativamente alle pubbliche utilizzazioni delle opere come concerti, intrattenimenti e spettacoli di vario tipo, musica d’ambiente, passaggi radiotelevisivi, telefonia mobile, nonché le utilizzazioni in Internet (downloading, streaming, ecc.);
3) ricevono anche i proventi derivanti dalla copia privata per uso personale, cioè una quota della royalty (da dividersi con produttori ed artisti interpreti esecutori) che dal 1992 viene imposta per legge ai supporti vergine e agli apparecchi di duplicazione e masterizzazione.
I criteri di ripartizione dei diritti da pubbliche esecuzioni sono i più vari: vengono approvati ed emanati di anno in anno dal Consiglio di Amministrazione SIAE e pubblicati nel bollettino sociale sulla rivista Vivaverdi (ad es. per quest’anno si consulti il n. 3 di maggio-giugno 2007). Per semplificare, possiamo distinguere le ripartizioni analitiche, dove un brano matura proventi in relazione al suo effettivo utilizzo, secondo quanto documentato dall’utilizzatore (in tal caso i proventi raccolti andranno proprio agli autori dell’opera di cui è stato fatto uso, come avviene per esempio nei concerti) e forfettarie, quando non è possibile o antieconomico tenere il conto delle opere effettivamente utilizzate (i proventi vengono distribuiti secondo altri criteri, e possono finire anche nelle tasche di autori i cui brani non sono stati utilizzati in quella particolare situazione, come avviene per esempio nella musica d’ambiente). Il motivo della differenziazione si trova soprattutto nell’onerosità delle ripartizioni analitiche, che richiedono maggiori costi, oneri di documentazione e tempo spesso impiegato per ripartire compensi esigui.
Passiamo ora a presentare brevemente le società consorelle della SIAE negli USA. A differenza dell’Italia, tutte queste società sono private e in concorrenza tra loro, non esiste una esclusiva riservata a una di esse per legge sebbene l’Antitrust americano sia intervenuto più volte contro le due principali società, ASCAP e BMI. Con entrambe la SIAE ha tutt’ora accordi di reciprocità. Per quanto riguarda gli elenchi delle opere e degli autori tutelati, la SIAE provvede a fornire alle società consorelle i propri database aggiornati.
L’ASCAP (American Society of Composers, Authors and Publishers) è la più vecchia società di gestione collettiva dei diritti d’autore americana, copre oltre 8,5 milioni di opere. Fondata nel 1914, società privata non a scopo di lucro, conta oggi più di 300.000 membri, con proventi raccolti per più di 700 milioni di dollari l’anno. L’ASCAP corrisponde ai propri membri circa l’86% di quanto raccolto, al netto delle spese di gestione. È l’unica società gestita da un consiglio di amministrazione composto unicamente da autori ed editori, suoi membri, in America. Ogni anno i membri possono partecipare all’assemblea tenuta nelle tre principali città musicali: Nashville, Los Angeles, New York. Le ripartizioni e variazioni vanno approvate dal Consiglio di Amministrazione, il Dipartimento di Giustizia e in casi determinati da una Corte federale. Compositori ed editori firmano contratti sostanzialmente identici, rinnovabili ogni anno. Vengono fatte ripartizioni trimestrali dei proventi maturati all’estero, sulla base di accordi con 90 consorelle nel mondo. Le opere tutelate sono inserite in un apposito sistema di registrazione on-line per titoli, ove figurano il titolo, gli autori, gli editori, le quote percentuali di proprietà di ogni avente diritto, il nome dell’artista esecutore. Le licenze rilasciate dall’ASCAP sono fondamentalmente di due tipi (i dati numerici sono gli ultimi resi pubblici a oggi sul sito dell’ASCAP):
1 – Licenza generale (cd. blanket license) – viene rilasciata su tutto il repertorio ASCAP a:
• bar, ristoranti, hotel, alberghi, piste di pattinaggio, circhi, parchi a tema e altro ancora che in generale si può identificare come musica d’ambiente o sottofondo ad altre attività;
• network televisivi nazionali (come ABC, CBS, NBC, PBS) e via cavo;
• emittenti radiofoniche che programmino frequentemente musica; ASCAP affida il monitoraggio ad una società indipendente di rilevamento statistico che opera a rotazione su radio selezionate, segnando i brani eseguiti; su base statistica i risultati vengono poi moltiplicati per l’intero Paese.
Di fatto la ripartizione dei proventi avverrà secondo diversi criteri di ripartizione forfettari, non analitici, visto che non verrà tenuto alcun programma delle utilizzazioni.
2 – Licenza per programma (cd. per program license) – viene concessa a:
• stazioni televisive locali (che però possono optare anche per le blanket licenses);
• emittenti radiofoniche che programmino musica con minore frequenza, stazioni radio commerciali locali, comprese le radio dei college e la National Public Radio (NPR), coprendo anche le utilizzazioni per pubblicità, jingles, sottofondi, ecc.;
• diversi servizi di musica di sottofondo (come quelle utilizzate da Muzak – che fornisce musica per ascensori, sale d’aspetto, negozi – e dalle compagnie aeree);
• concerti dal vivo: la licenza non prevede l’obbligo di tenere un programma dei brani eseguiti, ma si dovrebbe inviare una set list; in mancanza di tale documentazione la ripartizione dei proventi non avverrà, ovviamente, secondo criteri analitici;
• tournèe di artisti musicali: sono oggetto di licenza solamente i più grossi 200 tour, con pagamento in analitico basato sulle set list;
• siti Web: con licenze per utilizzi “interattivi” e non delle opere; non tutte le licenze prevedono report analitici completi, variano a seconda dell’affluenza al sito; comunque, un minimo di licenza va pagato all’ASCAP anche in caso di utilizzazioni gratuite; nel caso in cui si vogliano utilizzare solo uno o pochi brani, l’utente può chiedere blanket licenses, quindi senza analitico, oppure direttamente concordare l’utilizzazione con gli aventi diritto, senza passare attraverso l’ASCAP.
La BMI (Broadcast Music Incorporated) rappresenta negli USA più di 375.000 compositori, autori di testi musicali, editori in ogni genere musicale e distribuisce royalties ai suoi membri per le pubbliche utilizzazioni delle opere musicali da essa rappresentate (che ammontano oggi a circa 6,5 milioni di composizioni). Viene fondata nel 1939, come società privata senza scopo di lucro, per offrire tutela agli autori non aventi diritto secondo le vecchie società di collecting americane, nonché per ottenere condizioni contrattuali diverse da quelle praticate all’epoca dall’ASCAP, specie per quanto riguarda le trasmissioni radiofoniche (da cui il “Broadcast” dell’acronimo). A tal proposito BMI mette a disposizione un catalogo online e cartaceo di tutte le opere da essa rappresentate in modo tale da permettere agli utilizzatori di sapere in anticipo se l’opera che intendono utilizzare è licenziata da BMI o da altre società di gestione collettiva. L’accesso on line al repertorio è attivo dal 1995. Circa 87% dei proventi pagati a BMI sono destinati agli autori, compositori e editori musicali da essa rappresentati, non operando la società a scopo di lucro. La restante percentuale è utilizzata per coprire i costi di organizzazione della società e per incentivare lo sviluppo e la crescita di nuovi compositori propri associati, attraverso seminari, workshops e altre attività, così come effettuato anche dall’ASCAP. Gli accrediti dei proventi maturati sono effettuati a cadenza trimestrale, trascorso un anno dal trimestre di maturazione. Nello specifico si concedono licenze e si raccolgono proventi per le seguenti utilizzazioni, tenuto conto che anche la BMI distingue tra blanket e per program licenses:
• radiofonia: BMI chiede alle radio commerciali degli USA con licenza per program, ogni 3 mesi, di redigere una lista delle canzoni messe in onda per un periodo di 3 giorni; utilizzando questi risultati, BMI è in grado di determinare quel tipologia di musica viene trasmessa e la approssimativa frequenza di trasmissione, per farne base statistica per i monitoraggi; la BMI riesce a monitorare circa 4 milioni di ore di playlist; rilascia licenza per l’analitico, ma la sua compilazione avviene con rotazione radio per radio su base settimanale (24 ore al giorno); le licenze blanket sono invece, come detto, prive di indicazioni analitiche;
• televisione: vengono coperti network nazionali, via cavo ed emittenti locali; anche qui la distinzione è tra blanket e per program licenses; nelle ultime va tenuto un cue sheet analitico dove riportare i brani eseguiti, la durata, l’utilizzo; le emittenti locali sono soggette a minori percentuali di pagamento;
• servizi di musica commerciale: cue sheet analitici forniti a BMI da Muzak, DMX, Music Choice e da altre compagnie private che forniscono musica per particolari utilizzazioni commerciali;
• nuovi media (siti Web, ringtones per telefonia mobile, Digital Jukebox, ecc.): l’utilizzo avviene in genere in analitico, con report da consegnare periodicamente alla BMI;
• tournèe di artisti musicali: vedi quanto detto per l’ASCAP;
• concerti live: in virtù di accordi speciali, stretti caso per caso, BMI può effettuare la raccolta con cue sheet in analitico; diversamente, non effettua alcuna raccolta.
La terza società americana del settore è la SESAC (Society of European Stage Authors & Composers), fondata nel 1930, che rappresentava inizialmente gli autori europei negli USA. È sempre una società privata, questa volta a scopo di lucro, che rappresenta una ridotta percentuale degli autori/editori statunitensi ma intrattiene con essi rapporti diretti e personali ed impiega mezzi di monitoraggio tecnologicamente avanzati e a volte più completi ed accurati delle altre società. I proventi raccolti, nel 2003, sono ammontati a circa 92 milioni di dollari. A differenza delle altre società, la domanda di ammissione è soggetta al vaglio di una selezione e può essere respinta nonostante si presentino i requisiti richiesti. Pur avendo avuto in passato accordi con la SIAE, oggi non sono più in vigore.
Come si può facilmente intuire, i proventi agli autori italiani iscritti SIAE maturati negli USA saranno esigibili solamente qualora figurino in report analitici e non in licenze generali come le blanket licenses. In sostanza gli autori italiani non partecipano ai riparti di introiti forfettari esteri. Da qui l’utilità di avere un sub-editore americano, che invece, potrebbe andare a recuperare tali proventi anche per l’autore italiano.
Va poi chiarito che ASCAP e BMI, oltre alla SESAC, raccolgono solamente diritti da pubbliche esecuzioni (sono le cd. Performance Rights Organizations), non invece da riproduzione fonomeccanica.
Tali ultimi diritti sono invece terreno di un’altra società, la Harry Fox Agency, pure essa in accordo, ad oggi, con la SIAE. La Harry Fox rilascia anche licenze per lo sfruttamento dei diritti in siti Web in forma di downloading e streaming (tranne le Web-radio) di brani per intero, applicando percentuali pari a quelle della riproduzione fonomeccanica, prevedendo sempre report analitici con resoconti trimestrali.
Negli USA esiste un compenso per copia privata analogo a quello italiano, imposto per legge dal 1992 (dal Digital Home Recording Act) ma presenta caratteri diversi da quello italiano: è una percentuale del 3% imposta sui soli CD vergini ad uso musicale e sui masterizzatori di CD (non inclusi in altri dispositivi come i PC). In ogni caso, i proventi raccolti (per gli autori dalle società di collecting viste sopra) sono destinati esclusivamente agli aventi diritto americani.
Si noti, infine, che le società americane non provvedono a fornire forme di tutela di paternità dell’opera, tutela che viene invece svolta dal Copyright Office di Washington a pagamento. In proposito, la SIAE può essere incaricata da autori italiani di depositarvi le proprie opere. Si consideri che alle società di collecting americane citate non interessa che vi sia stato o meno un deposito delle opere presso di loro o qualsivoglia ufficio di altre società/enti: la raccolta dei proventi avviene sulla base dei semplici dati identificativi dell’opera stessa come dichiarati dai responsabili. Nel caso di iscritti SIAE, ad es., ASCAP e BMI effettueranno le raccolte di proventi per le utilizzazioni di opere che semplicemente risultano di autori iscritti alla SIAE (sarà la SIAE stessa a fornire i soli dati necessari, relativi ad autori e opere).
Infine ricordiamo che i diritti di sincronizzazione, cioè di abbinamento della musica con immagini in movimento, non sono gestiti, in genere, da alcuna società collettiva (negli USA la Harry Fox Agency se ne è occupata solo per un certo periodo) e quindi chi debba ottenere le necessarie autorizzazioni lo dovrà fare direttamente dagli autori o editori aventi diritto. Il produttore cinematografico americano che voglia utilizzare la musica di un autore italiano iscritto SIAE dovrà, per poterla abbinare a un proprio film, comunque contattare direttamente l’avente diritto senza dover passare dalla SIAE.
Le ultime cifre rese note dalla SIAE (nel Rapporto Musica del 2006) ci dicono che le rimesse dalle società consorelle estere sono state complessivamente di 29.409.834,36 euro. Si ricordi che alle cifre versate dalle società consorelle della SIAE vanno dedotte le percentuali spettanti, per le proprie spese di gestione, alle società estere e alla SIAE (3%), oltre agli oneri fiscali come dovuti per legge.