Che sia venuto il momento di dire basta al free riding? Con questa domanda Paolo Marzano, presidente del Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d’Autore conclude il suo intervento pubblicato ieri dal sito www.key4biz.it
Il prossimo 18 dicembre si concluderanno due consultazioni pubbliche congiunte lanciate dalla Commissione Europea il 25 settembre scorso: la prima riguarda temi più strettamente connessi alla Direttiva eCommerce (responsabilità online degli intermediari, raccolta ed uso di dati, cloud ed economia “collaborativa”) mentre la seconda consultazione tocca temi più fortemente legati alla Direttiva Copyright (uso del principio della territorialità nel settore audiovisivo, portability, geoblocking operato da diversi broadcaster). Dopo le consultazioni del 2011 e del 2012, la Commissione torna dunque sul tema della online liability, per verificare se qualcosa debba o meno essere modificato.
“Sono tra quelli che ritengono che il sistema della online liability previsto dalla Direttiva eCommerce abbia creato un’economia del free riding che ha pesantemente danneggiato l’industria della cultura, attraverso lo sviluppo di piattaforme digitali che, apparentemente neutrali, passive ed estranee ai contenuti, nella realtà sono chiaramente destinate a lucrare sulla diffusione di materiale ‘copyright-protected’ ad opera dei propri utenti – scrive Paolo Marzano – Ho anzi spesso affermato che questo non è più un sistema di esenzioni alla responsabilità online (che aveva, giova ricordarlo, l’iniziale compito di accudire la crescita dei neonati intermediari online), ma un nuovo regime di eccezioni ai diritti patrimoniali d’autore, con buona pace del three step test e della Direttiva Copyright”.
Per il presidente del Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d’Autore, la consultazione lascia ben sperare. Sembra infatti che la Commissione abbia individuato chiaramente i punti critici dell’attuale regime di esenzioni della responsabilità online, offrendo anche alcune possibili soluzioni, e che “riconosca la necessità di porre rimedio a quei business models basati sul parassitario sfruttamento della creatività altrui; il free riding di cui sopra”.
Fonte: SIAE