Secondo il Rapporto 2008 Economia della Musica in Italia realizzato dalla Fondazione Università IULM in collaborazione con Dismamusica (Associazione distribuzione industria strumenti musicali e artigianato), Fem (Federazioni editori musicali) e SCF Consorzio Fonografici, nel 2007 la filera della musica in Italia è stata pari a 4,1 miliardi di Euro.
L’analisi, presentata l’11 dicembre scorso presso la Sala Seminari della Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM), divide il mercato musicale italiano in due macroaree denominate “piccolo settore della musica” (nel quale rientrano i dati relativi alla produzione, alla intermediazione e al consumo della musica) e “grande settore della musica” (che include l’intero ‘piccolo settore’ e altri stadi della filiera rappresentati dai sottomercati della musica stampata, degli strumenti musicali, della formazione oltre al segmento audio dell’elettronica di consumo).
Entrando nel dettaglio di quest’ultimo lo studio rivela come il segmento della musica stampata, con un fatturato di 13, 3 milioni di Euro, sia rimasto nel 2007 pressochè invariato rispetto al 2006, mentre il comparto degli strumenti musicali abbia compiuto uno sbalzo in avanti del 5, 5% rispetto all’anno precedente con un giro di affari di 372 milioni di Euro. Nessun cambiamento per quanto riguarda il comparto dell’audio-elettronica che nel 2007 ha fatturato 1.099 milioni di Euro crescendo lievemente dello 0,6%.
Quello che risulta dal “Rapporto 2008 Economia della musica in Italia sul “piccolo settore” è che la spesa per musica su supporti fisici sia stata nel 2007 pari a 406 milioni di Euro, in flessione del 19% rispetto al 2006: a livello mondiale il calo è stato del 6,2%.
Contro ogni aspettativa positiva il consumo di musica digitale è cresciuta soltanto dell’1% con un fatturato di 29 milioni di Euro, mentre è cresciuto significativamente il comparto della musica cosiddetta “sparsa” (musica diffusa all’interno di attività ludiche o ricreative): radio, tv e discoteche (luoghi in cui la musica è fattore dominante di business) hanno fatturato nel 2007 1.344 milioni di Euro ( + 4,2%), gli altri luoghi in cui la musica viene utilizzata come sottofondo (centri commerciali, bar, negozi, alberghi, ecc) hanno prodotto una somma di entrate pari a 42 milioni di Euro, con una crescita del 17,6% (nel computo sono stati utilizzati solo i diritti versati a SIAE e SCF dagli esercenti).
Per quanto riguarda la musica dal vivo l’analisi rivela una crescita continuativa di quella degli anni precedenti: il fatturato del 2007 di questo settore è stato di 768 milioni di Euro (+ 12,2%).
Lo studio realizzato dalla Fondazione Università IULM riporta altresì alcuni dati riguardanti gli scenari internazionali del music business: a livello modiale la discografia ha fatturato nel 2007 (secondo i dati dell’International Federation of the Phonographic Industry – IFPI) 29,9 miliardi di dollari rispetto ai 31,8 del 2006 (- 6,3%), il mercato digitale ha generato un giro di affari pari a 4,7 milioni di dollari, mentre secondo quanto rilevato da Namm (International Music Industry Association), il mercato globale degli strumenti musicali ha prodotto nel 2007 un ricavo di 18 miliardi di dollari.
Ecco la dichiarazione rilasciata dal presidente di FEM Paolo Corsi a proposito dei dati esposti dal Rapporto: “Appare evidente la costante mutazione del mercato della musica nel mondo. Il modello trainato dalle vendite discografiche è definitivamente in discussione. L’analisi degli incassi derivanti da fonti quali la ‘musica sparsa’, l’emittenza televisiva, gli eventi live rispetto all’incidenza di quanto generato dalla vendita dei supporti fisici dimostra che gli investimenti dell’industria vanno diversificati così come sono destinati ad essere trasformati i modelli organizzativi. Gli Editori Musicali sempre più acquisiscono un ruolo centrale nella ricerca di nuovi talenti così come nello sviluppo delle carriere artistiche: un ruolo che, dopotutto, assomiglia molto a quello storico dell’Editore. Appare inoltre evidente come in Italia sia indispensabile una rivitalizzazione del “sistema musica” che torni a generare economie sufficienti a poter essere reinvestite nella ricerca musicale e nei nuovi mezzi per promuoverla. Affinché la musica non venga relegata al solo ruolo di contenuto per supermercati, palestre o telefonini occorre che anche queste aree di sfruttamento si allineino al mercato sotto il profilo del gettito di diritti per chi crea e chi sviluppa” e il commento del Presidente di SCF Gianluigi Chiodaroli: “Il mercato della musica d’ambiente in Italia conferma un trend positivo, con tassi di crescita di oltre il 50% nella raccolta di diritti discografici presso i pubblici esercizi. Si evolvono le modalità consumo e si moltiplicano i luoghi di fruizione. Da semplice elemento di sottofondo, la musica si sta, infatti, trasformando sempre più in un medium capace di connotare e definire l’identità di spazi pubblici ed esercizi commerciali come bar, centri commerciali, sale di attesa, mezzi di trasporto”.