Qui di seguito il testo di un articolo, a firma di Benedetta Saglietti, che appare sul numero del Giornale della Musica in edicola questo mese, sulla proposta di legge regionale sulla musica elaborata e presentata in Piemonte dal S.I.A.M. insieme al gruppo consigliare Sinistra per l’Unione, lo scorso dicembre.
“Lo scorso dicembre il Gruppo Sinistra per l’Unione insieme al Sindacato Italiano Artisti della Musica (S.I.A.M.) ha presentato, presso il centro incontri della Regione Piemonte, una proposta di legge regionale sulla musica. La bozza vuole porsi ad integrazione della legge 800/1967 focalizzata principalmente sulla disciplina delle istituzioni concertistico-orchestrali (inesistenti in Piemonte) e degli enti autonomi lirici, con l’intenzione di tener presente le molteplici esigenze dei diversi generi musicali. Si propone la creazione di un fondo unico regionale per le attività musicali (F.U.R.A.M.), atto a razionalizzare le sovvenzioni previste dalla Regione, e a migliorare la trasparenza nella divulgazione dei dati relativi a questi finanziamenti e dei criteri di erogazione. Si propone l’introduzione del registro professionale dei musicisti professionisti, il rispetto di una paga minima per legge, il riconoscimento ai fini previdenziali delle prove, e il foglio d’ingaggio unico, reso obbligatorio per chi richiede contributi pubblici. La Regione eserciterebbe queste funzioni sotto la supervisione di un comitato tecnico-artistico presieduto dall’Assessore regionale alla cultura (tre personalità del mondo della cultura musicale e due membri in rappresentanza delle parti sociali), con un programma triennale. La proposta si configura come una piattaforma di discussione che ha accolto le istanze rivolte al sindacato fino allo scorso 25 gennaio, data in cui la bozza e’ passata all’attenzione dei consiglieri regionali. Si sentiva la necessità di una nuova normativa? Considerato il grande numero delle persone e delle istituzioni coinvolte, e vista l’assenza di una legislazione dedicata alle attività musicali (soltanto la legge regionale 58/1978 ha al centro l’onnicomprensiva nozione di “bene culturale”, che include anche la musica), la legge definirebbe con piu’ precisione una materia che ha la tendenza a lasciarsi modellare dalla tradizione e un oggetto “le attività musicali nelle loro differenti articolazioni” dalla delimitazione alquanto sfuggente. L’acceso dibattito che e’ nato in seguito alla presentazione ha messo in luce come, in effetti, la proposta tocchi alcuni “nervi scoperti” del settore, in particolare la garanzia del riconoscimento lavorativo a fini previdenziali, la trasparenza delle retribuzioni, e i problemi del precariato strutturale di questa professione“.