Dopo due anni di crisi, torna a crescere la spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione: 66,1 miliardi di euro nel 2014, ovvero circa 1,4 miliardi in più rispetto al 2013 (+2,1%), contro il -5% del 2013 e il -10% del 2011. E’ quanto emerge dal Rapporto Annuale Federculture 2015, con prefazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, presentato ieri dal suo presidente Roberto Grossi, alla presenza del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini e del direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi.
In particolare, raccontano i dati, crescono coloro che visitano musei e mostre (+7,7%) e siti archeologici e monumenti (+5,8%), seguiti dal teatro (+2,2%). Eppure, resta ancora una fetta larghissima di italiani, circa un quinto (19,3%) che non partecipa a nessuna attività culturale (+3,9%), con picchi del 30% al Sud. E in alcuni, settori come il teatro o i concerti classici, l’astensione raggiunge livelli dell’80-90%. Diminuisce ancora la quota di italiani che leggono almeno un libro l’anno: solo 4 su 10 con un calo del 4%. Il tutto a fronte di investimenti pubblici in cultura che rappresentano ancora solo lo 0,13% del Pil e lo 0,19% del bilancio di Stato, più un calo verticale delle erogazioni liberali e dei fondi bancari (-19% e -12%).
“Bisogna riportare la cultura verso i cittadini” ha detto Roberto Grossi lanciando le proposte di Federculture, dalla creazione di una piattaforma di crowfunding internazionale all’introduzione di standard di qualità. E poi “affidare ai giovani le imprese culturali minori con una legge ad hoc e aumentare le responsabilità degli amministratori“, creare sistemi integrati e reti, puntare su comunicazione e promozione. “Soprattutto – ha aggiunto Grossi – il nodo vero é lo scarso investimento nella produzione“. “Dobbiamo valorizzare il grande museo diffuso italiano – ha dichiarato il ministro Franceschini elencando le ultime norme in vigore – Molto è stato fatto e molto c’è ancora da fare. Abbiamo la straordinaria possibilità di adempiere al dovere costituzionale di tutelare il nostro patrimonio, facendolo contemporaneamente diventare un veicolo di crescita economica per il Paese“.
Fonte: SIAE