Il Gesac – Gruppo Europeo delle Società degli Autori e Compositori ha commissionato a EY (già Ernst & Young) uno studio, presentato nei giorni scorsi a Bruxelles, sulle industrie della creatività e della cultura (CCI) e sul loro ruolo nell’economia europea in un periodo di forte crisi come quello attuale. Nella ricerca, intitolata “Creare crescita: misurare i mercati culturali e creativi nell’Unione Europea”, sono stati analizzati undici settori: libri, giornali e riviste, musica, arti performative, televisione, film, radio, giochi & videogiochi, arti visive, architettura e pubblicità per una indagine ad ampio raggio che comprende vari ambiti dell’industria culturale nel suo complesso.
Le imprese che operano nei settori creativi si sono dimostrate un valido traino per l’economia del Vecchio Continente: con un valore di 535,9 miliardi di euro e 7 milioni di posti di lavoro, per il 19,1% occupati da giovani al di sotto dei 30 anni, la cultura e la creatività si posizionano tra i primi tre settori per l’occupazione, dietro a quello delle costruzioni e a quello di alimenti & bevande.
Come fonte di innovazione, le industrie della creatività e della cultura sono all’avanguardia anche nell’economia digitale: lo studio sottolinea che in media il 70% del tempo che si trascorre utilizzando un tablet viene impiegato per usufruire di beni culturali. Le imprese europee del settore, come Egmont, Grupo Planeta, La Scala, RTL Group, Nordisk Film, Deezer, Rovio Entertainment, Dorotheum, the BBC World Service, Publicis o Sweco, sono leader a livello internazionale ed esportano in tutto il mondo le loro creazioni. Sette dei dieci più grandi editori del mondo sono europei, come lo sono cinque dei dieci festival più importanti. Lo stesso vale per la leadership mondiale nell’industria musicale, per due delle tre maggiori società pubblicitarie, ecc. Queste storie di successi riflettono la situazione nei rispettivi settori, poiché sono fondati sulla gestione e la ricchezza del settore della creatività in Europa; una vera garanzia di diversità culturale.
“Uno studio come questo – ha dichiarato Filippo Sugar, Vicepresidente del CdG Siae – sottolinea ancora una volta l’importanza di quello che da sempre sosteniamo e tuteliamo: la creatività. Troppo spesso il settore della cultura viene percepito unicamente come svago e divertimento, mentre costituisce invece un fattore di sviluppo per il Paese che può determinare la crescita del Pil. Basti pensare che lo studio rileva che tra il 2008 e il 2012 i posti di lavoro nell’Unione Europea sono in diminuzione (-0,7 all’anno) mentre quelli nelle industrie culturali e creative, sempre nello stesso periodo, registrano un incremento di +0,7 l’anno”.
Fonte: SIAE