Il Presidente della SIAE Filippo Sugar, in occasione della puntata zero di Hackathon 2016, il Festival globale dell’economia digitale presentato a Trani il 21 novembre, ha affermato:
“La ricchezza generata dai contenuti culturali non torna in misura ragionevole a chi ha contribuito a crearla: gli autori. In Italia c’è un value gap di almeno 369 milioni per chi crea”.
Il Festival è stato un’opportunità per presentare i risultati di una ricerca promossa da SIAE e realizzata da Roland Berger sul tema “Il contenuto culturale nell’ambiente online”. L’indagine osserva e analizza il modello di business degli intermediari tecnici e il “divario nella generazione di valore”, ovvero il value gap, ed è volta a stimare l’impatto sui ricavi degli intermediari tecnici (motori di ricerca, aggregatori di contenuti, social network, servizi cloud) legato ai contenuti culturali.
L’analisi, fondata su dati pubblici, su studi specifici e su due approfondimenti del 2015 su Google e Facebook, ha messo in evidenza che in Italia c’è almeno un 27% di ricavi che i contenuti culturali generano per gli intermediari internet, ma che non c’è un ritorno economico per chi quei contenuti li ha creati.
“La Società Italiana degli Autori ed Editori – ha spiegato Filippo Sugar – è in prima linea in questa battaglia, consapevole di quanto questo argomento sia fondamentale anche a livello di Commissione Europea, dove si sta lavorando al Mercato Unico del digitale”.
Sugar ha inoltre sottolineato che “L’industria della creatività è il terzo settore per occupazione in Europa, mentre per esempio l’industria automobilistica è all’ottavo posto. Quello musicale è stato il primo settore economico ad essere violentemente impattato dalla rivoluzione digitale e l’impatto è stato devastante. Siamo stati inondati per anni da una serie di studi farlocchi che dicevano che la condivisione aiuta a far crescere l’industria discografica. Falso. Ma questi studi hanno annebbiato la nostra coscienza. L’idea che il frutto della creatività debba essere gratuito è sbagliata“.
“La musica – ha aggiunto il Presidente Designato – ha sempre più successo: il prodotto funziona tantissimo ma noi ci stiamo impoverendo, perché qualcun altro sta guadagnando su quello che realizzano autori e produttori. Questo è semplicemente ingiusto. Quello che è accaduto al comparto musicale succederà a catena anche agli altri comparti: tv, cinema, editoria, etc. In sintesi, a tutti i contenuti culturali e creativi. Rischiamo un’emorragia di posti di lavoro e la perdita della nostra identità culturale. Non è assolutamente una guerra santa contro qualcuno, la tecnologia è una straordinaria opportunità. Ma è un problema di regole e di riequilibrio. E su questo chiediamo il supporto delle istituzioni”.
Fonte: SIAE