E’ stato presentato ieri a Roma il Rapporto Annuale Federculture 2013, edito da 24 ORE Cultura, diventato ormai un punto di riferimento per capire lo stato della cultura in Italia. Con 3.609 musei, 5.000 siti culturali, 46.025 beni architettonici vincolati, 12.609 biblioteche, 34.000 luoghi di spettacolo e 47 siti Unesco, l’Italia è unica per la ricchezza del suo patrimonio, ma anche, drammaticamente, uno dei Paesi europei che investe meno in cultura. Le analisi statistiche, presentate in Campidoglio dal presidente di Federculture Roberto Grossi, con gli interventi dei ministri Massimo Bray e Enrico Giovannini e del sindaco di Roma Ignazio Marino dimostrano, infatti, come non solo non si punti a valorizzare il settore culturale e creativo, ma anche che negli ultimi anni si stia progressivamente disinvestendo in cultura.
Nel 2012 la spesa per la cultura e la ricreazione delle famiglie italiane segna un -4,4%. Si tratta del primo calo dopo oltre un decennio di crescita costante, tanto che tra il 2002 e il 2011 l’incremento era stato del 25,4%. Anche i dati relativi alla fruizione culturale sono negativi in tutti i settori, con una netta inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni: -8,2% il teatro, -7,3% il cinema, -8,7% i concerti, -5,7% musei e mostre. In generale diminuisce dell’11,8% la partecipazione culturale dei cittadini italiani. In un solo anno i musei statali perdono circa il 10% dei visitatori che passano da 40 a 36 milioni, poco più di quelli entrati nei soli musei londinesi. Allo stesso tempo diminuiscono gli investimenti nel settore: solo i comuni in un anno hanno tagliato l’11% delle risorse mentre le sponsorizzazioni private destinate alla cultura scendono nel 2012 del 9,6%, ma dal 2008 il calo è del 42%. Di qui le richieste al governo da parte di Federculture: sostenere i consumi delle famiglie grazie alla detraibilità delle spese per la cultura, promuovere il lavoro giovanile con un piano per l’occupazione culturale, rilanciare la produzione e la gestione cancellando le norme che soffocano l’autonomia e la capacità di programmazione di enti e aziende.
Fonte: SIAE