L’attuazione del provvedimento di liberalizzazione della gestione dei diritti degli artisti rischierebbe in poco tempo di determinare la scomparsa dei piccoli produttori e degli artisti indipendenti ed emergenti che oggi, grazie al sistema Siae, Nuovo Imaie e Scf, riescono, pur se con difficoltà e distorsioni che vanno assolutamente corrette – a tale proposito è urgente sbloccare i fondi del vecchio istituto Imaie oramai defunto e farli pervenire a tutti gli aventi diritto- , a riscuotere una parte dei compensi prodotti come autori, editori, produttori, artisti, interpreti ed esecutori.
“In un mercato liberalizzato, così come si paventa con articoli, interviste e uno specifico decreto sulla liberalizzazione dei diritti connessi, le agenzie di raccolta si occuperebbero solo dei protagonisti capaci di fare grandi numeri abbandonando completamente la raccolta delle migliaia di piccoli e piccolissimi protagonisti della scena artistica nazionale, vero pilastro del futuro della musica del nostro paese. Tali artisti sarebbero così destinati, senza quei fondi, alla scomparsa in poco tempo, dando così ancora più spazio alla globalizzazione del mercato, cancellando così le diversità in ambito culturale” dichiara Giordano Sangiorgi, Presidente di AudioCoop, allarmato dai segnali che, se confermati, determinerebbero un aumento dei costi di gestione, la paralisi dell’intero processo di ripartizione dei compensi e nel frattempo, come sta già accadendo, il blocco dei pagamenti dei diritti in attesa che si chiariscano meglio i risvolti operativi del decreto: in poche parole, svantaggi certi per gli artisti e benefici altrettanto certi per chi dovrebbe pagare loro i cosiddetti “diritti connessi”. Sono queste alcune delle conseguenze a cui condurrebbe l’attuazione del provvedimento di liberalizzazione della gestione dei diritti degli artisti.
“E’ necessario invece – prosegue Tommaso Zanello in arte “Piotta”, tra i piu’ noti artisti indipendenti italiani – mantenere nella filiera unica del made in Italy anche la raccolta dei diritti primari e connessi in una felice e positiva sinergia tra le societa’ di raccolta dei diritti, riducendo gli sprechi, gli alti costi di raccolta e rendendo sempre più efficienti, equi e democratici tali istituti, affinché prestino una maggiore attenzione verso i tanti piccoli autori, editori, produttori, artisti, interpreti ed esecutori e dando loro quel ruolo che essi meritano”.
“Il provvedimento di liberalizzazione, deciso da Governo e Parlamento senza alcun confronto con le parti interessate – chiarisce Luca Fornari Vice Presidente di AudioCoop – metterà in forse i diritti degli artisti, provocando la frammentazione del loro sistema di rappresentanza causando, di conseguenza, una minore tutela della categoria nel suo complesso, a tutto vantaggio di chi deve acquisire e pagare i diritti connessi. Si tratta di circa 30 milioni di euro raccolti fino ad oggi ogni anno. Con il passaggio ad un sistema che preveda più collecting di artisti si rischia, di vederne dispersi un buon 40-50%. Sono oltre 12-15 milioni di euro che gli utilizzatori saranno ben felici di risparmiare, approfittando delle incertezze aperte dal nuovo decreto”.
Per tali motivi chiediamo, oltre ad un incontro urgente con il Ministro dei Beni Culturali su tali temi, strategici per lo sviluppo della cultura del nostro paese, lo stop al decreto di liberalizzazione e chiediamo di intervenire sul settore dei diritti primari e connessi per aumentare l’arrivo dei diritti spettanti ai piccoli e futuri protagonisti della nuova scena musicale italiana, garantendo così un reddito adeguato a circa 15 mila nuovi giovani protagonisti della musica italiana attraverso una ancora maggiore, efficiente e capillare redistribuzione di tali diritti, oltre a fornire, per un servizio etico nel settore, una quota di quei diritti al sostegno delle produzioni dei giovani esordienti e dei festival che portano sul palco i giovani musicisti emergenti del nostro paese.
Fonte: Audiocoop