Anche i musicisti inglesi scendono in campo a favore della copia privata. Mentre in Italia continuano ad affluire le firme alla petizione al Ministro per i Beni Culturali per l’adeguamento dell’equo compenso per la copia privata (oltre 2.000 adesioni) anche in Inghilterra la Musicians Union (MU) – l’associazione che rappresenta, tra gli altri, cantanti come Paul McCartney, Mick Jagger e Rod Stewart – si è unita al Basca (British Academy of Songwriters, Composers and Authors) per chiedere che la ricompensa per la creatività sia riconosciuta anche nella patria del pop.
Secondo quanto scrive il Telegraph, da una notizia dell’agenzia stampa AdnKronos, le due associazioni vorrebbero che il governo inglese applicasse la regola diffusa in gran parte dell’Europa, sostenuta anche da una direttiva comunitaria. Gli unici paesi europei infatti, che non prevedono alcun compenso per la copia privata, sono Cipro, Irlanda, Lussemburgo, Malta e, appunto, l’Inghilterra.
Il rappresentante della Musicians Union, il sassofonista Horace Trubridge, ha dichiarato “oltre la metà dei musicisti professionisti guadagna meno di 20mila sterline l’anno, e con i minori introiti derivanti dalla vendita di dischi, oggi fanno sempre piu’ affidamento sui piccoli compensi provenienti dai diritti radiofonici, dai concerti o dal merchandising“.
Il compenso per copia privata sarebbe dunque “un’ulteriore e importante fonte di reddito per gli artisti. L’industria musicale inglese vale una somma enorme per l’economia britannica e negare ai musicisti queste entrate, dando cosi’ ascolto alla lobby delle grandi aziende tecnologiche, non e’ semplicemente ingiusto, e’ anche controproducente“. Secondo il portavoce, “le grandi aziende tecnologiche possono tranquillamente assorbire questo costo, senza che il prezzo dei dispositivi in vendita aumenti“.
Fonte: SIAE