Già tempo addietro avevamo dedicato un articolo, nel momento stesso in cui è stato introdotto, al Tax Credit, lodevole strumento di incentivazione del settore della produzione fonografica (o di videogrammi) di artisti emergenti. Rimandiamo a tale articolo per riepilogare gli aspetti generali, previsti dal D.M. 2 dicembre 2014 (immutato e già analizzato) e rispettati anche oggi nel consentire una de-fiscalizzazione rispetto alle imposte dovute dalla impresa di spettacolo. La nuova data limite per presentare le richieste è quella del 27 febbraio 2017; le produzioni oggetto della domanda, dunque, sono quelle commercializzate nel corso del 2016. Sembra immutata anche la modulistica, rinvenibile qui. Tale modulistica va stampata, compilata e inviata per raccomandata a/r alla Direzione Generale Cinema del Ministero dei Beni Culturali.
Tra la modulistica troviamo aggiornate le FAQ, di grande importanza per evitare errori e chiarire adempimenti non sempre banali. Ad es. si ribadisce che il numero minimo di copie commercializzate (pari almeno a 1.000) deve essere sempre e solo di supporti fisici, non in formato digitale. Si apprende che è possibile scaricare i costi delle autoproduzioni anche in propri studi fonografici, purché pro quota (cioè in misura proporzionale ai costi complessivi) e attestati da uno dei soggetti di legge (presidente del collegio sindacale, revisore, commercialista, ecc.). Infine non si dimentichi che possono rientrare nell’ambito del provvedimento sia le etichette discografiche che le imprese di booking.
Come si evince anche da quanto sopra, è assolutamente consigliato farsi assistere da un commercialista o altro professionista competente nel campo per poter redigere i documenti in maniera corretta (oltre che veritiera!), comunque di fatto da coinvolgere per l’attestazione di effettività delle spese sostenute. Per eventuali chiarimenti è possibile comunque scrivere a taxcreditmusica@beniculturali.it.
Approfittiamo dell’occasione per fare chiarezza quanto alla distinzione tra Tax Credit e misure ben diverse ma spesso confuse con questo. La prima è il c.d. Art Bonus, introdotto dal dell’art.1 del D. Legge n. 8 del 31 maggio 2014: con tale provvedimento è stato introdotta la disciplina del mecenatismo culturale in Italia, per cui chi voglia donare del denaro a favore di interventi per i beni culturali o una struttura pubblica di spettacolo può seguire la procedura di legge così da fruire degli sgravi fiscali conseguenti alla donazione. Gli interventi possibili sono solo quelli presenti in una lista disponibile online, è tuttavia possibile richiedere nuovi interventi, sempre di tipo pubblico, sia chiaro. È dunque escluso il settore privato dai possibili destinatari delle donazioni. Per ogni approfondimento è possibile vedere qui.
La seconda misura confondibile è il c.d. Bonus Cultura (introdotto dalla Legge 28 dicembre 2015, n.208) con la relativa 18app, tramite cui si permette ai neomaggiorenni (tali nel 2016) di spendere un “buono” di 500 euro in cultura, finanziato dal Mibac. Il fruitore può spendere questi soldi in cinema, concerti, eventi culturali, libri, musei, monumenti e parchi, teatro e danza (tutti però ricompresi in un elenco predefinito. Dunque anche a favore del settore musicale (concerti, cd, ecc.). Bisogna seguire una procedura di registrazione entro determinati termini: fino al 30 giugno 2017 per registrarsi al Bonus Cultura e fino al 31 dicembre 2017 per spendere il bonus. Speriamo che quest’anno l’iniziativa possa avere più successo che quella del 2016, forse frustrata da una certa farraginosità nella registrazione.
Infine ricordiamo che esiste il Bonus Stradivari, introdotto sempre con la legge 208/2015 e riconfermato anche nel 2017. Con tale mezzo è possibile, per gli studenti di conservatori, istituti musicali pareggiati, licei musicali, corsi preaccademici, istituti superiori di studi musicali e delle istituzioni di formazione musicale e coreutica – in regola con l’iscrizione e le tasse scolastiche – di usufruire di uno sconto sull’acquisto di un nuovo strumento musicale. Lo sconto ammonta al 65% del prezzo finale – fino ad un massimo di 2.500 euro – per uno strumento musicale coerente al proprio corso di studi. Per chi desidera utilizzarlo, basterà che presenti al negoziante il certificato di iscrizione al corso di studi. Sarà poi il negoziante ad applicare lo sconto e a fruire di una detrazione fiscale pari a tale ammontare. Qui è possibile vedere chiarimenti in merito da parte dell’Agenzia delle Entrate.