Quante volte vi siete lamentati che la professione del musicista non è adeguatamente riconosciuta e rispettata in Italia? Quante volte vi siete sentiti privati di una qualche tutela di categoria, nei confronti della vostra controparte economica, non vi sono state pagate le prove o le date promozionali o i cachet sono stati ritrattati all’ultimo momento al ribasso per la scarsa affluenza di pubblico? Quante volte alla domanda «Cosa fai di lavoro?» o «Cosa vuoi fare da grande?», rispondendo «il Musicista!», vi siete sentiti dire «No, va beh, dico sul serio, cosa fai per vivere (o vuoi fare?)». E quante volte, operando in giro per l’Italia, avete notato altri musicisti avere atteggiamenti assolutamente non professionali, come parlare male di un collega, vantarsi di collaborazioni mai fatte, lavorare in nero o non in regola, compilare un borderò S.I.A.E. mettendo brani propri mai eseguiti, e così via?
Spesso la percezione è che i musicisti italiani percepiscano gli altri musicisti come concorrenti, rivali, piuttosto che colleghi, che manchino delle regole di comportamento condivise e un livello minimo di professionalità condiviso per distinguere dilettanti da professionisti.
L’occasione per tentare di rimediare, almeno in parte, a questi problemi ci viene da una iniziativa promossa proprio dalla nostra associazione. Il 10 febbraio 2013 è entrata infatti in vigore la Legge 14 gennaio 2013, n. 4, Disposizioni in materia di professioni non organizzate (GU n.22 del 26-1-2013) dove per «professione» si intende «l’attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo».
Tale legge promuove l’autoregolamentazione volontaria e la qualificazione dell’attività dei soggetti che esercitano la professione non organizzata in ordini o collegi (come invece gli avvocati o i commercialisti). La legge infatti statuisce per la prima volta che «l’esercizio della professione è libero e fondato sull’autonomia, sulle competenze e sull’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica, nel rispetto dei principi di buona fede, dell’affidamento del pubblico e della clientela, della correttezza, dell’ampliamento e della specializzazione dell’offerta dei servizi, della responsabilità del professionista». È inoltre consentito al professionista di esercitare la professione in forma individuale, in forma associata, societaria, cooperativa o nella forma del lavoro dipendente: i professionisti possono quindi costituire associazioni a carattere professionale di natura privatistica, con base volontaria senza vincolo di rappresentanza esclusiva, per valorizzare le competenze degli associati, garantire il rispetto di regole deontologiche, agevolando scelta e tutela degli utenti e rispettando le regole sulla concorrenza.
Tali associazioni professionali agiscono in piena autonomia, possono riunirsi in forme aggregative che hanno funzioni di promozione e qualificazione delle attività professionali che rappresentano, divulgazioni d’informazioni e conoscenze e di rappresentanza d’istanze comuni in sedi politico-istituzionali. I loro statuti e le clausole associative dovranno garantire la trasparenza delle attività, la democrazia tra gli associati, l’osservanza di principi deontologici e una struttura organizzativa e tecnica per garantire il raggiungimento delle finalità associative.
Cose forse scontate, ma per la prima volta la legge ci dice: se siete una professione potete regolamentarvi da soli!
In attesa che tale fenomeno aggregativo si sviluppi, ecco quindi l’idea di partire con la scrittura di un codice di condotta (c.d. codice etico o deontologico) nel quale si riconoscano i professionisti del settore (o almeno coloro che vogliono operare con professionalità), da condividere, rispettare e diffondere per migliorare le condizioni lavorative e arginare, almeno in parte, la scarsa considerazione che troppo spesso colpisce la categoria.
Siamo consapevoli del fatto che questa iniziativa, da sola, non risolverà i problemi dei musicisti italiani e le scarse condizioni di tutela nelle quali essi operano, ma siamo altrettanto convinti che rappresenti una grande occasione di confronto e crescita tra musicisti, il primo passo verso un sistema di autoregolamentazione, l’inizio di una rivoluzione culturale che possa contribuire a ricreare un senso di categoria ormai perduto, che riesca a riunire i musicisti attorno a una carta di valori che possa ispirarli e guidarli nella loro attività quotidiana, elevando così la professionalità della categoria.
Riteniamo infatti che quando una categoria vuole rivendicare dei diritti, deve prima interrogarsi anche su quali siano i propri doveri, che rappresentano l’altra faccia della medaglia, e le regole del gioco: ecco, noi vogliamo che i musicisti italiani ci raccontino qual è la propria sensibilità in merito, vogliamo che il codice deontologico sia scritto da loro, che ci raccontino cosa vuol dire amare la musica e il proprio lavoro.
Per favorire tale confronto abbiamo creato un forum di discussione online accessibile a chiunque e moderato dallo staff di Note Legali, reperibile all’URL http://lnx.notelegali.it/phpbb. Le proposte emerse verranno discusse pubblicamente durante un’assemblea fissata per marzo a Bologna, mentre una prima versione del Codice verrà presentata in pubblico in occasione del Music Italy Show, in programma a Bologna dal 14 al 16 giugno 2013. Vi invitiamo a partecipare in prima persona, rimboccarvi le maniche, dare il vostro contributo, divulgare l’iniziativa…le lamentele non sono più ammesse!
(questo articolo è pubblicato, in differente forma, anche nel numero di marzo 2013 di Chitarre)