Come forse sapete la S.I.A.E. è stata commissariata il 9 marzo 2011. Cerchiamo di capire cosa questo comporti e quali conseguenze sta avendo tale fatto nel futuro del nostro settore.
Il commissariamento è l’atto con il quale gli autori e gli editori, soci della S.I.A.E., vengono completamente spogliati del governo della stessa attraverso lo scioglimento di tutti gli organi sociali (Assemblea, Consiglio di Amministrazione) democraticamente eletti, o nominati rispettando le volontà dalla base associativa (composta appunto da tutti gli autori ed editori iscritti alla S.I.A.E.), per affidarla a una sorta di “governo tecnico” o di “supplente”, proposto dal Governo, con il compito di sistemare le questioni che la base associativa non riesce a sistemare.
Questo è avvenuto perché nell’Assemblea dei soci (il “parlamento” della S.I.A.E.) si era creata una insanabile frattura tra le principali compagini politiche: in particolare alcuni rappresentanti di autori ed editori “professionisti” hanno ritenuto necessario fare mancare la propria presenza alle Assemblee convocate per contestare, in particolare, il modello di governante della Società. Poiché dopo tre sedute consecutive continuava a mancare il numero legale necessario per rendere la seduta valida e poiché l’Assemblea doveva necessariamente deliberare in ordine a questioni di grande rilevanza gestionale e strategica per il futuro della Società (quali il bilancio preventivo 2011, le modifiche statutarie, le programmate modifiche al regolamento elettorale e la designazione del Presidente in sostituzione del dimissionario avv. prof. Giorgio Assumma), l’impossibilità di svolgere Assemblee per la continua mancanza del numero legale ha provocato una totale paralisi del funzionamento degli organi amministrativi della S.I.A.E., aspetto che ha necessariamente comportato il commissariamento dell’ente. L’operato dei tre commissari in questo anno e mezzo e la salute della S.I.A.E. è stato oggetto di un’indagine conoscitiva dal parte della Commissione Cultura della Camera dei deputati, durata oltre 5 mesi, disponibile per chi avesse voglia di approfondire a questo link.
Di fatto l’impressione è che sia stia svolgendo un’epica battaglia tra due diversi modi di vedere: c’è chi ritiene, come la Federazione Autori, che la S.I.A.E. dovrebbe avere governata dagli editori ed autori professionisti della musica, che generano col loro lavoro la maggior parte del fatturato della Società; c’è chi, come il coordinamento delle associazioni di autori CREA, invece ritiene che la S.I.A.E. debba dare adeguata rappresentanza a tutte le compagini creative (preferibilmente lasciando i 2/3 della rappresentanza agli autori, come avviene in molte altre società europee), seppure con le dovute proporzioni, e che debba occuparsi altresì di svolgere altre funzioni che non hanno strettamente a che fare con la raccolta di proventi, ma sono fondamentali per la tutela della categoria. In questo senso, l’autoritaria abolizione (o meglio dire la modifica radicale) del Fondo di Solidarietà, che costituiva un importante aiuto agli autori negli anni della vecchiaia, rappresenta certamente una grande perdita per la categoria e un danno per chi, in tutti questi anni, ha lasciato il 4% dei propri ricavi al Fondo per non vedere nulla indietro.
I Commissari nel frattempo hanno redatto una bozza di statuto della S.I.A.E. che sembra appoggiare apertamente la posizione della Federazione Autori e che potrebbe di fatto togliere ogni rappresentanza a coloro che, seppure autori, non fanno fortune con S.I.A.E. Nulla però al momento appare deciso né appare chiaro, nemmeno ai membri della Commissione Cultura, quale scopo, obiettivo, governante debba avere in futuro la S.I.A.E.
Vi invitiamo a visitare i siti di entrambe le rappresentanze per farvi una migliore idea di quanto sta accadendo e delle posizioni di ciascuno. Impossibile tirarsi fuori da un tale epocale dibattito. Buona Musica!
Questo articolo appare anche su Chitarre di Ottobre 2012