In altri articoli abbiamo già avuto modo di conoscere il diritto di copia privata per uso personale: abbiamo visto il ruolo di sportello di esazione svolto per legge da SIAE (per leggere l’articolo clicca qui) e come SIAE vada a ripartire i compensi raccolti tra autori ed editori musicali (per leggere l’articolo clicca qui), a fronte di un aggio (compenso di intermediazione) per l’attività svolta.
Ora, invece, cercheremo di capire come il compenso di copia privata per uso personale viene incassato dai produttori fonografici (PF). Il diritto di copia privata per uso personale, infatti, non riguarda solo gli autori, i compositori e gli editori musicali, cioè coloro che vantano diritti sulle opere musicali, ma anche i produttori di fonogrammi e gli artisti interpreti ed esecutori, ovvero coloro che vantano diritti sulle registrazioni fonografiche e sulle interpretazioni/esecuzioni in esse contenute. In particolare, la legge (art. 71-octies LDA) specifica che ai produttori di fonogrammi spetta il 50% dei compensi di copia privata raccolti da SIAE, al netto dell’aggio di SIAE.
Ad oggi la SIAE determina il valore dovuto a ciascun PF per ciascun anno di competenza con una operazione matematica concordata periodicamente con le associazioni dei PF, ovvero dividendo gli incassi di copia privata dovuti ai PF in proporzione a quanto corrisposto da ciascuno di loro a SIAE, nel corso dell’anno di competenza, in diritti di riproduzione fonomeccanica (DRM) per i supporti fonografici (prodotti fisici) destinati alla vendita (esclusi gli omaggio), al netto dell’IVA (22%). Chiaramente, il costo del contrassegno SIAE (0,0310 € a copia, IVA esente) non è incluso in questo calcolo.
In merito si ricorda che il compenso dovuto a SIAE per diritti di riproduzione meccanica per la stampa di un supporto fonografico viene calcolato su una percentuale del business del PF: può essere il 7,4% del prezzo al pubblico nel caso di vendite dirette, caso in cui è possibile determinare il prezzo al consumatore, o il 9,009% del PPD (prezzo al dettagliante), ovvero il prezzo al quale la casa discografica fa uscire il prodotto, caso nel quale non è possibile controllare il prezzo al pubblico. Da tale compenso vengono esclusi pro quota le opere di pubblico dominio incluse nel prodotto.
Il criterio di attribuzione sopra visto è proprio in questo periodo oggetto di ridiscussione tra le associazioni dei produttori e la SIAE, per un necessario e auspicabile aggiornamento, anche a causa delle seguenti caratteristiche:
1) Non prende in considerazione in alcun modo i prodotti fonografici pubblicati in “digitale”, che rappresentano una quota di mercato crescente. Un PF che pubblica solamente online, quindi, viene attualmente escluso dalla ripartizione dei compensi di copia privata;
2) Esclude dalla ripartizione quei fonogrammi che contengono opere musicali di pubblico dominio (pensiamo per esempio a un CD di musica classica dell’800) e quindi, in generale, svantaggia quei PF che propongono questo tipo di repertorio;
3) Finisce per premiare i PF che dichiarano di vendere i prodotti fonografici a un prezzo più alto (e quindi che pagano in percentuale a SIAE un DRM più alto), normalmente quindi i produttori di musica commerciale.
I PF possono incassare il compenso di copia privata tramite società di gestione collettiva dei diritti dei produttori fonografici (come SCF, alla quale si appoggiano gli iscritti a FIMI, o ITSRIGHT, alla quale si appoggiano gli iscritti a PMI), associazioni di categoria maggiormente rappresentative (AUDIOCOOP, AFI), o da soli (in questo caso vengono comunemente chiamati produttori “terzi”). Chiaramente, lo scopo di una associazione di categoria è ben diverso da quello di una collecting. Una associazione di categoria (come AUDIOCOOP, AFI, FIMI e PMI) è un soggetto democratico e politico di lobbying, una piattaforma che riunisce imprenditori di uno stesso mercato per promuovere iniziative a tutela della propria attività, e svolge attività di collecting per finanziare la propria attività sociale o per distribuire tali compensi con un criterio diverso da quello proposto da SIAE. Una società di collecting (come SCF o ITSRIGHT) ha invece il solo scopo di incassare e ripartire compensi dei propri mandanti, al minore costo possibile, con trasparenza, velocità ed efficienza. Ciascun PF pertanto sceglie attraverso quale intermediario incassare i propri compensi di copia privata, non solo in base a una mera convenienza economica, ma anche in forza di un interesse politico specifico a portare avanti certe idee politiche.
Nella tabella qui sotto sono riassunte le caratteristiche della raccolta di ciascun intermediario, sulla base delle informazioni ad oggi disponibili. Le associazioni di categoria sono indicate con un asterisco. Consigliamo di verificare le informazioni riportate in tabella con le segreterie di ciascuna struttura, in quanto, per l’evoluzione del mercato, sono oggetto di continui aggiornamenti.
COSTO DI ISCRIZIONE |
AGGIO |
CRITERIO DI RIPARTIZIONE |
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AFI (*) |
Quota sociale di 1.200€ all’anno (per il 2014 è stata fatta una riduzione a 800€) |
11% (2014) |
50% sulla base dell’ammontare dei diritti fonomeccanici pagati 30% in base ai nastri, basi e playback RAI/RTI 20% in base ai minuti di radiofonia RAI |
AUDIOCOOP (*) (http://www.meiweb.it/) |
Quota sociale da 50€ a 200€ all’anno in base al numero di produzioni annuali |
10% (2014) |
Sulla base dell’ammontare dei diritti fonomeccanici pagati |
ITSRIGHT (http://www.itsright.it) |
Nessuno |
13,5% |
50% sulla base dell’ammontare dei diritti fonomeccanici pagati 50%, in misura direttamente proporzionale ai Proventi Netti complessivi individualmente ripartiti per ciascun Fonogramma. |
PMI (*) (http://www.pmiitalia.org) |
Quota sociale minima di 500€ all’anno |
3% + aggio ITSRIGHT (n.p.) |
Sulla base dell’ammontare dei diritti fonomeccanici pagati (fino all’anno di competenza 2013) |
SCF (http://www.scfitalia.it) |
Mandanti: Nessuno Consorziati (con diritto di voto): 500€ una tantum |
5% (2014) |
50% sulla base dell’ammontare dei diritti fonomeccanici pagati 50% in proporzione all’ammontare complessivo dei diritti ripartiti sulla base della effettiva utilizzazione |
TERZI |
Nessuno |
Solo l’aggio di SIAE (3%) |
Sulla base dell’ammontare dei diritti fonomeccanici pagati |
E tutti quei soggetti che hanno stampato dischi come privati cittadini e non hanno una partita iva o non sono costituiti in una persone giuridica o una società discografica? Anche questi soggetti possono incassare il loro compenso di copia privata come produttori fonografici, o tramite Audiocoop (che, a differenza degli altri intermediari, accetta tra i propri iscritti artisti autoprodotti, ancorché privati) o come “produttori terzi” direttamente in SIAE.
Si segnala che i tempi di ripartizione dei compensi ai PF sono, per varie ragioni, abbastanza lunghi. Agli intermediari di PF, riportati nella tabella, SIAE paga un acconto e poi un saldo definitivo con uno sfasamento di circa 2-3 anni rispetto al periodo di competenza. I PF terzi vengono invece pagati a compensi definitivi anche con 3-5 anni di sfasamento rispetto al periodo di competenza e comunque dopo i PF che si muovono per il tramite di intermediari.
L’aumento del compenso di copia privata per uso personale avvenuto quest’anno per opera del Ministro Franceschini, che abbiamo tanto difeso nei nostri articoli precedenti, dovrebbe conseguentemente portare, nei prossimi anni, ad un aumento di tale compenso nelle tasche dei PF. Nella prossima puntata vi spiegheremo come vengono ripartiti i compensi di copia privata tra gli artisti interpreti ed esecutori.
(questo articolo appare anche in “Chitarre” di gennaio/febbraio 2015)